Affitta cuori.

Perché volete entrare nella vita di una persona se poi non volete restare?

Pretendete persino il posto migliore, il cuore. Forse siete confusi e scambiate tutto ciò come delle camere d’albergo o di un semplice B&B. Soggiornate per un po’, non potete permettervi di più, e allora andate via. Prima, però, senza dimenticare di lasciare una recensione. “Sono stato bene, posto tranquillo e alla mano, ma…”. E allora succede che i rapporti non sono più rapporti e interazioni, non ci si conosce per il piacere di scoprirsi, condividere, arricchirsi. Vogliamo solo ricevere, ricevere per poi abbandonare tutto e giudicarlo, come un Tripadvisor delle relazioni. Una, due o cinque stelle. Lasciate perdere, se non sapete godere del viaggio, restate a casa. Restate nel vostro involucro di carne. Non calpestate i cuori.

large

Voglio un amore fatto di anima.

Voglio un amore che sia libero. Libero da ogni pregiudizio, libero da ogni paura, insicurezza, diffidenza. Un amore che non lega, senza possesso. Un amore che ti renda, semplicemente, te stesso. Senza più voglia di scappare, di sentirsi inadatti, fuori luogo. Un amore che sappia renderti più buono, che sappia aprire la tua mente, che sappia farti vedere cose nuove con gli stessi occhi di sempre. Un amore che sappia darti di più, senza cambiarti.

Un amore senza voglio.

large (37)

Una fatina con le scarpe smeraldo.

Avrei voluto essere una piccola fatina, più piccola di Trilly, invisibile, e viverti accanto. Una fatina minuscola, dai capelli rossi e le scarpette smeraldo.

Avrei voluto ascoltare ogni tuo sospiro quando qualcosa non andava per il verso giusto e vedere con quale forza riprendevi il percorso per continuare lungo la tua strada.

Avrei voluto essere sempre lì, accanto a te, mentre tu eri ignaro della mia presenza. Mi sarebbe piaciuto, sai?

Una fatina che legge i pensieri.

Sorridere per una tua battuta, arrossire per un tuo pensiero un po’ intimo, scuotere la testa per la tua finta presunzione e sicurezza che ti ho sempre invidiato.

Sapere cosa pensavi di me, realmente, quando ti prendevo in giro, quando ti svelavo la parte di me più giocosa, quando mi prendevo cura di te con piccoli gesti, quando eravamo gomito a gomito in silenzio, quando portavo i capelli dietro l’orecchio. Cosa pensavi davvero?

Avrei voluto essere una piccola fatina.

large (1)

Occhi vortice.

Sono senza parole. Sono a terra, con le gambe piegate e le ginocchia nude sul pavimento freddo. Osservo le crepe tra una mattonella e l’altra, paragonandole a quelle del mio cuore. Sorrido, pensando alla storia delle crepe riempite con l’oro, ora hanno una storia e quindi più valore. Vorrei crederci davvero a questa storia, ma sento che è ancora presto per me. Sento che non ho voglia ancora di rialzarmi, ho bisogno di restare ferma, di restare in silenzio, senza parole. Quiet&Still. Come quando ti arriva di colpo il vento in faccia, non te lo aspetti, e non sai come tener calmi i capelli. Voglio restar ferma, attaccata e salda, osservare il tutto aspettando una soluzione che arriverà, lo so. La tempesta finirà, il mare si calmerà, i tuoi occhi non saranno più un vortice in cui sento di annegare, per me.

large (12).jpg

Non ti dirò mai.

E non ti dirò mai di quando ti guardavo ridere con tuo padre e avrei voluto far parte di quel tutto.

E non ti dirò mai di quando ti aspettavo, fingendo, agli altri, di prendere il sole.  Avevo gli occhi chiusi, dall’ansia, aspettando il tuo arrivo.

E non ti dirò mai di quando avevo paura di scendere le scale e non trovarti lì, di non rivedere te.

Non ti dirò, mai, di come tu sia stato sempre presente, anche quando non c’eri.

Non ti dirò mai di quanto avrei voluto sentirti dire “Amore”. Ora, no, non voglio più.

Di quando incontro sconosciuti che ti somigliano, li odio.

Non ti dirò mai di quanto non abbia più la forza per guardarti negli occhi, perché mi tocca mentire e io non mento agli occhi di chi amo.

Scrivo di te per la prima volta, perché scrivere, per me, è buttar via cosa ho dentro.

Lo spero con tutta me stessa: Addio.

Chattiamo? No, grazie.

large

Mi sono sempre tenuta lontana dalla tipica chiacchierata virtuale alla:

“Ehi”

“Ciao”

“Come va?”

“Bene..tu?”

“Bene. Che fai?”

e così andando. L’ho così rifiutata da risultare quasi antipatica e distante, a detta loro. Perché questo strano bisogno di parlarsi dietro ad un computer o ad uno smartphone? Mi spaventa! Non voglio sembrare la tipica persona che espone questo argomento solo per darsi un tono. Mi spaventa tutto ciò e non scherzo. Ho tenuto distante questo tipo di “rapporto” per non finire di avere solo conversazioni virtuali per poi incontrarsi per caso e voltare il viso, imbarazzati. Ed è successo, con chi non rispondevo ed ignoravo. Se solo avessero avuto il “coraggio” di avvicinarsi, di persona, di guardarmi negli occhi e dirmi “Ehi, Ciao! Come stai?”, avrebbero trovato in me una voglia matta di conversare, ridere, confrontarmi con loro. 

Non voglio perdermi le cose reali, quelle piccole.  Preferisco una tazzina calda e due occhi che si guardano, che si ascoltano. Voglio sopracciglia che si alzano sorprese, che si aggrottano dubbiose e non stupidi smile. Voglio emozioni. Soprattutto, non voglio chi non capisce di perdere tutto questo.

Ti va un caffè?